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giovedì 31 maggio 2012

Istigazione a riflettere n. 1

Una nuova forma di chiesa può nascere solo dal vivo di chi se ne fa carico in prima persona, non per soppiantare un sistema inestirpabile, né per dichiarasi fuori, né per risolvere tutto in pura interiorità di compensazione, ma per essere insieme in povertà portatori di nuova coscienza e nuova incarnazione nella potenza dello Spirito, interpreti per quanto sconosciuti di una istanza generale di Popolo di Dio!

Alberto Bruno Simoni o.p.

da Koinonia forum n. 307 - maggio 2012

domenica 27 maggio 2012

Non citare il Vangelo invano





28.05.2012
Non è un comandamento ma dovrebbe esserlo. Troppo spesso si offrono del Vangelo interpretazioni improprie, strumentali, capziose; e la cosa è ancor più grave quando queste operazioni sono compiute proprio da quelle persone che, teoricamente, sarebbero deputate alla guida del popolo di Dio.
Per commentare l’ennesimo scandalo che ha travolto la curia vaticana Benedetto XVI ha fatto riferimento alla parabola della casa sulla roccia: Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa ma essa non cadde perché era fondata sopra la roccia” (Mt 7, 25).
Ma con questo suo dire il nostro benedetto papa, in pratica, identifica la sua curia con l’intera Chiesa e questa tesi non mi sembra per niente corretta, anzi, per dirla tutta, ritengo che si tratti di una autentica idiozia.
È la Chiesa tutta intera, la Chiesa popolo di Dio, la Chiesa assemblea dei credenti che non andrà mai in rovina perché costruita sulla roccia di Cristo; su questo non vi è alcun dubbio. Ma la curia vaticana non è la Chiesa tutta intera; tutt’al più, per alcuni aspetti, la rappresenta. Essa ne è solo una sua componente istituzionale; una componente regolata da leggi umane, che segue logiche umane. E se non va in rovina non è certo per una speciale protezione dall’alto ma solo perché, come tutte le istituzioni governative degli stati sovrani, è difficile da rovesciare. Conseguentemente non c’è niente di strano che anch’essa sia popolata da personaggi ambigui, intenti a tessere segrete trame; tutte le istituzioni hanno i loro corvi, perché non il Vaticano? È normale che sia così e non c’è motivo di gridare allo scandalo né di invocare a sproposito il Vangelo. La vicenda del corvo – o dei corvi, laici o chierici che siano - non minaccia affatto la Chiesa popolo di Dio; minaccia solo il papa e il suo codazzo di ridicoli cicisbei. E che questa Chiesa vada in rovina mi lascia del tutto indifferente, anzi, per certi versi, mi fa anche piacere.
Piuttosto, citazione per citazione, mi viene in mente un passo dell’apostolo Paolo: “Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rm 8, 28). Spero che le vicende di questi giorni inducano noi tutti, popolo di Dio, a riflettere su cosa è veramente “Chiesa” e cosa invece non lo è.

Pietro Urciuoli

giovedì 24 maggio 2012

La Casta ecclesiastica si chiude a riccio

Dichiarazione di Vittorio Bellavite, portavoce nazionale di “Noi Siamo Chiesa” 



Questa mattina sono state distribuite ai vescovi, riuniti  in assemblea, le attese “Linee guida”  sul comportamento da tenere da parte dei vescovi per quanto riguarda gli abusi sessuali del clero sui minori. Esse sono state direttamente approvate dal Consiglio Permanente della CEI  e poi ratificate in Vaticano. Il testo è stato  redatto in un rigoroso segreto, esclusi i vescovi, esclusi i rappresentanti delle vittime e qualsiasi altro soggetto interessato, per esempio l’opinione pubblica, cattolica e non. A proposito, tra l’altro, di collegialità episcopale !!
Nel merito, ad una prima lettura, tutte le varie tappe dei procedimenti previsti (“verosimiglianza della notizia”, “indagine previa” , provvedimenti cautelari ecc..) appaiono affidate al “prudente discernimento del vescovo”. Molte sono le garanzia a tutela dei preti; delle vittime non si parla, salvo qualche generica parola di buone intenzioni nella Premessa. Esse non hanno diritti espliciti e garantiti.
Il testo ricorda che il vescovo non è tenuto, in base alla legge italiana, a deferire il prete accusato all’autorità giudiziaria. Lo sapevamo già. Ma se questo obbligo non è previsto dalla legge, poteva però  essere un impegno vincolante a carico del vescovo che le “Linee guida” decidevano  unilateralmente.
Il testo inoltre non prevede l’istituzione di alcuna autorità indipendente che  sia il primo punto di riferimento per le vittime (ciò è avvenuto invece in tante altre conferenze episcopali e nella diocesi di Bolzano-Bressanone). Quindi tutto come prima.         
Sorde e cieche sono le guide del nostri vescovi
Sorde perché, chiuse nella difesa della loro casta, non hanno ascoltato nessuno dei tanti, vittime e altri, che hanno cercato di interloquire e di proporre ragionevolmente, a partire da diritti violati.
Cieche perché non vedono, non vogliono vedere,  la situazione come si è manifestata, anche nel nostro paese, negli ultimi tre o quattro anni       
Che poi i vescovi si ritengano  degni di fiducia in questa materia è atto di pura arroganza quando, ovunque nelle nostre diocesi, è stata prassi consolidata quella di “coprire” i colpevoli e l’istituzione-Chiesa, con ben scarso interesse per le vittime. Forse a qualcuno di essi che ha più coscienza, supponiamo, capiterà di non volersi guardare allo specchio.
Amareggiati come ci è capitato raramente di esserlo, non ci resta che sperare che la nostra magistratura applichi con rigore, come ha fatto il GIP di Savona nel caso Lafranconi, il secondo comma dell’art. 40 del codice penale là dove recita : “Non impedire un reato, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo” e che, a questo titolo, si proceda nei confronti dei vescovi, ogni volta che ce ne siano le condizioni oggettive.

Roma, 22 maggio 2012

CHIESA DI TUTTI, CHIESA DEI POVERI.

Da Adista-Notizie n. 19/2012 la convocazione di una assemblea di laici a 50 anni dal Concilio

 

La Chiesa cattolica celebrerà nel prossimo ottobre i cinquant’anni dall’inizio del Concilio e ha indetto, a partire da questa ricorrenza, un anno della fede. Viene così stabilito un nesso molto stretto tra il ricordo del Vaticano II e la fede trasmessa dal Vangelo e annunziata dal Concilio. A ciò sono interessati non solo i fedeli cattolici, ma anche gli uomini e le donne di buona volontà associati, come dice il Concilio, «nel modo che Dio conosce» al mistero pasquale, che intendono, nel nostro Paese come in tante parti del mondo, ricordare e interrogare quell’evento e quell’annuncio. Per questa ragione i gruppi ecclesiali, le riviste, le associazioni e le singole persone appartenenti al “popolo di Dio”, firmatari di questo appello, convocano un’assemblea nazionale per
sabato 15 settembre 2012 (10-18) a Roma presso l’Auditorium dell’Istituto “Massimo” (zona Eur)
Nella consapevolezza dei promotori è ben presente il fatto che ricordare gli eventi non consiste nel portare indietro gli orologi, ma nel rielaborarne la memoria per capirne più a fondo il significato e farne scaturire eredità nuove ed antiche e impegni per il futuro. Ciò è particolarmente vero per quanto riguarda gli eventi di salvezza (come certamente il Concilio è stato), molti dei quali non furono capiti dagli uomini della vecchia legge e dagli stessi discepoli di Gesù, se non più tardi, quando alla luce di nuovi eventi la memoria trasformatrice ne permise una nuova comprensione. Fu così ad esempio che, dopo la lavanda dei piedi, Gesù disse a Pietro: «Quello che io faccio ora non lo capisci, lo capirai dopo”, e fu da questa nuova comprensione che scaturì il primato della carità nella vita della Chiesa.
Così noi pensiamo che in questo modo, non meramente celebrativo, debba essere fatta memoria del Concilio nell’anno cinquantesimo dal suo inizio, e che al di là delle diverse ermeneutiche che si sono confrontate nella lettura di quell’evento, quella oggi più ricca di verità e di frutti sia un’ermeneutica della memoria rigeneratrice. Essa è volta a cogliere l’“aggiornamento” che il Concilio ha portato ed ancora oggi porta nella Chiesa, in maggiore o minore corrispondenza con il progetto per il quale era stato convocato. 
L’assemblea di settembre vorrebbe essere una tappa di questa ricerca. Se si terrà a settembre, invece che in ottobre, è perché intende rievocare, sia come inizio che come principio ispiratore del Vaticano II, anche il messaggio radiofonico di Giovanni XXIII dell’11 settembre 1962 che conteneva quella folgorante evocazione della Chiesa come «la Chiesa di tutti e particolarmente la Chiesa dei poveri». Da questo deriva infatti il tema del convegno.
Dopo un pensiero sulla “Mater Ecclesia” che gioì in quel giorno inaugurale dell’11 ottobre 1962 (intervento di Rosanna Virgili) l’incontro si articolerà in tre momenti: il primo dedicato a ricordare ciò che erano la Chiesa e il mondo fino al Concilio (intervento di Giovanni Turbanti); il secondo per discernere tra le diverse ermeneutiche del Vaticano II (intervento di don Carlo Molari); il terzo sulle prospettive future, nella previsione e nella speranza di un “aggiornamento” che continui, sia nelle forme dell’annuncio, sia nelle forme della preghiera, sia nella riforma delle strutture ecclesiali (intervento di Cettina Militello), con parole conclusive di Raniero La Valle (“Il Concilio nelle vostre mani”).
Sono previsti diversi interventi e contributi di testimoni del Concilio così come di comunità, di gruppi e di persone presenti al convegno, che potranno testimoniare la loro volontà di essere protagonisti della vita della Chiesa. L’ipotesi è che mentre lo Spirito «spinge la Chiesa ad aprire vie nuove per arrivare al mondo» (Presbyterorum Ordinis n. 22), l’eredità del Concilio, nella continuità della Chiesa e nell’unità di pastori e fedeli,  ancora susciti ricchezze che è troppo presto per chiudere nelle forme di nuove “leggi fondamentali” (come fu tentato a suo tempo) o di nuovi catechismi, che non godono degli stessi carismi dei testi conciliari; mentre restano aperti gli orizzonti dell’ecumenismo e del dialogo con le altre religioni e tutte le culture per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato.
In questo spirito i promotori invitano alla preparazione e alla celebrazione del convegno romano di settembre, che parteciperà in tal modo a un programma di iniziative analoghe che si stanno già realizzando, in diverse forme, in Europa e nel mondo e che si concluderanno nel dicembre 2015 con un’assemblea mondiale a Roma a cinquant’anni dalla conclusione del Concilio.
Vittorio Bellavite, Emma Cavallaro, Giovanni Cereti, Franco Ferrari, Raniero La Valle, Alessandro Maggi, Enrico Peyretti, Fabrizio Truini
Promotori: Agire politicamente; Associazione “Cercasi un fine” (Ba); Associazione Cresia (Ca); Associazione Esodo (Ve); Associazione Mounier (Cr) (Rete dei Viandanti); Associazione nazionale Maurizio Polverari (Rm); Assemblea permanente S. Francesco Saverio (Pa); Associazione Sulla Strada – Attigliano (Vt); Associazione Viandanti (Pr); Beati i costruttori di pace (Pd); Casa della Solidarietà - Quarrata (Pt) (Rete dei Viandanti); Centro internazionale Helder Camara (Mi); Chicco di Senape (To) (Rete dei Viandanti); Chiesa-Città (Pa); Chiesa Oggi (Pr) (Rete dei Viandanti); Cipax (Rm); Città di Dio - Invorio (No) (Rete dei Viandanti); Comunità cristiana di base di S.Paolo (Rm); Comunità Cristiane di Base italiane; Comunità del Villaggio artigiano (Mo); Comunità di base delle Piagge (Fi); Comunità di Mambre – Busca (Cn); Comunità di S.Benedetto (Ge); Comunità di S. Rocco (Ca); Comunità ecclesiale di S. Angelo (Mi); Comunità La Collina (Ca); Cnca (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza); Fine Settimana (Vb) (Rete dei Viandanti); Fraternità degli Anavim (Rm); Galilei (Pd) (Rete dei Viandanti); Gruppo ecumenico donne (Vb) (Rete dei Viandanti); Gruppo Promozione Donna (Mi); Il Concilio Vaticano II davanti a noi (Pr) (Rete dei Viandanti); Il Dialogo – Monteforte Irpino (Av); Il filo (Na) (Rete dei Viandanti); Il Guado - Gruppo di riflessione su fede e omosessualità (Mi); Koinonia (Pt) (Rete dei Viandanti; La Rosa Bianca; Le radici e frutti (Ca); Lettera alla chiesa fiorentina (Fi) (Rete dei Viandanti); MIR- Movimento Internazionale per la Riconciliazione; Noi Siamo Chiesa; Nuove Generazioni (Rn); Oggi la parola - Camaldoli (Ar) (Rete dei Viandanti); Ore Undici (Rm); Parrocchia S. Maria Immacolata e San Torpete (Ge); Piccola Comunità Nuovi Orizzonti (Me); Preti del Friuli-Venezia Giulia della Lettera di Natale; Preti operai della Lombardia; Progetto Continenti – Roma; Progetto Gionata su Fede e omosessualità (Fi); Scuola popolare Oscar Romero (Ca); Vasti - scuola di ricerca e critica delle antropologie (Rm); Vocatio - Movimento dei preti sposati. Riviste: Adista; Cem mondialità; Combonifem; Confronti; Dialoghi; Esodo; Il Foglio; Il Gallo; Il Tetto; L’Altrapagina; Missioni Consolata; Missione oggi; Mosaico di pace; Nigrizia; Orientamenti sociali sardi; Popoli; Preti operai; Qol; Segno; Sulla Strada; Tempi di fraternità; Viottoli.

giovedì 17 maggio 2012

LETTERA APERTA AL SIGNOR PAPA BENEDETTO XVI


da Koinonia Forum n. 306 del 11.5.2012


LETTERA APERTA AL SIGNOR PAPA BENEDETTO XVI
AL SECOLO JOSEPH RATZINGER
di Paolo Farinella, prete – Genova 09-05-2012



Nota previa. Apprendo dal «Fatto Quotidiano» che ha pubblicato la copia fotostatica delle lettere (sabato 5 maggio 2012, p. 5) che nel prossimo mese di agosto 2012, il papa si recherà al Meeting di Rimini di CL e Compagnia delle Opere per celebrare il trentennale della visita di Giovanni Paolo II (agosto 1982) e del riconoscimento pontificio della stessa organizzazione CL, avvenuto nello stesso anno. Di fronte a questa notizia sconvolgente, ho sentito il bisogno di scrivere questa lettera aperta, chiedendo a qualche organizzazione (Il Fatto, MicroMega) se possono dare vita ad una raccolta di firme contro questa visita che sarebbe la consacrazione della corruzione, del malaffare e della criminalità organizzata.




Sig. Papa,
apprendiamo dalla stampa che lei, su istigazione del Segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, andrà al Meeting di Comunione e Liberazione di Rimini nel prossimo mese di agosto 2012 per ricordare i trent’anni della visita di Giovanni Paolo II al Meeting e il riconoscimento pontificio di Cl. Non le nascondiamo il nostro sconcerto per questa notizia, gravida di conseguenze non buone per lei, per la Chiesa e per la stessa CL che ormai di cattolico non ha nemmeno il nome, compromessa com’è con le logiche demoniache del potere.
L’annuncio è dato contemporaneamente allo scoppio in Italia degli scandali che coinvolgono il governatore della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, uno dei «memores Domini» con voti di castità, obbedienza e povertà, ma ancora più famoso per i suoi traffici immorali con uomini corrotti che lui stesso ha contribuito a corrompere per averne utili e benefici personali a danno della sanità pubblica e dell’erario regionale. Come è testimoniato da report di stampa, egli conduce stili di vita non consoni con la castità e la povertà, ostentando lusso e nudità che ben poco si confanno ad un uomo che ogni giorno si vanta di essere cattolico di CL, il «Celeste».
Negli stessi giorni, il presidente di CL, don Julián Carrón, ha pubblicato sulla stampa italiana (la Repubblica, 1-5-2012) una lettera con cui rinnega i comportamenti del «Celeste» Formigoni e ammette che forse CL si è persa per strada, allettata dall’esercizio del potere fine a se stesso e perdendo l’ispirazione cristiana se nell’opinione pubblica si è diffusa la convinzione che la corruttela di CL sia arrivata a livelli inauditi, come gli affari condivisi anche con la criminalità organizzata pur di avere appalti e denaro a fiumi a spese dello Stato.
Noi non avevamo bisogno di don Carrón per renderci conto della deriva del movimento che lei  ha consacrato da cardinale e implementato da papa. Da anni assistiamo inorriditi all’evidenza che CL sia fuori da ogni prospettiva religiosa ed evangelica, sprofondando sempre più in basso. Non si può restare immuni dopo che per quasi vent’anni si è appoggiato politicamente, sostenuto e difeso un uomo corrotto e immorale come l’ex presidente del consiglio italiano, Silvio Berlusconi, difendendolo anche quando incitava alla distruzione dello Stato di diritto e induceva le minorenni a prostituirsi a lui. Mai una voce di critica o un distinguo è venuta da CL anche quando i fatti erano palesi e non manipolabili. Uomini e donne di CL sono stati succubi, anzi beneficiari di un sistema di corruzione e di corruttela spietati, senza mai un rincrescimento e una presa di distanza. Al contrario si sono sempre  affaticati a dimostrare che l’uomo più corrotto e più delinquente del mondo avrebbe dovuto essere valutato per le politiche (per altro ignobili, antiumane e irreligiose) che faceva e non per la sua condotta etica. Machiavelli a fronte era un novizio di primo pelo.
Ora noi constatiamo che il corrotto, malavitoso, ignobile, immorale e amorale Silvio Berlusconi ha sventrato la coerenza e la dirittura morale dell’intera CL che oggi deve fare i conti con i propri adepti scandalizzati e disorientati. Molti abbandonano CL perché è diventata un centro affaristico di lupi rapaci, dediti agli appalti, alla compravendita di favori, espressione di una politica che favorisce gli evasori fiscali, i trafficanti di favori e di denaro sporco, la malavita organizzata, i mafiosi che tutelano in parlamento, e complici «in solido» di un sistema senza morale che ha portato l’Italia sull’orlo dell’abisso non solo economico, ma anche etico e sociale.
In queste condizioni, la sua presenza al Meeting sarebbe una sciagura per la Chiesa e lei stesso perderebbe credibilità, disorientando ancora di più i credenti e i laici di buona volontà, come quando in pieno scandalo politrico-sessuale, lei ha voluto ricevere appositamente Silvio Berlusconi all’aeroporto togliendolo dal disprezzo generale in cui era scaduto. Le persone semplici leggerebbero la sua presenza come una «benedizione» del papa ai corrotti, ai disonesti, agli immorali, a Formigoni e sodali compagni di avventura criminosa. Si direbbe che lei benedica CL perché «paga» in termini economici (cioè dà tanti soldi) per cui «possono comprare anche il papa»; paga in potere perché in parlamento e al governo difende istanze clericali che poi si dimostrano vittorie di Pirro.
         
Sig. Papa,
Lei ha già sbagliato con i malati mentali lefebvriani, venendo unilateralmente loro incontro togliendo imprudentemente la scomunica senza chiedere prima l’adesione formale al magistero del concilio Vaticano II. Essi hanno capito la sua debolezza per cui ora la ricattano punto dopo punto e lei per non perdere la faccia è costretto a cedere sempre di più fino alla resa definitiva. Non faccia un altro errore irreparabile, andando al Meeting perché sarebbe accomunato alla congrega degli utilizzatori della religione in funzione di un potere spietato, politico, economico e religioso, come dimostra la lettera di don Carrón che arriva a sponsorizzare la candidatura per Milano del patriarca Angelo Scola, gettando fango sulle nobili figure degli arcivescovi Martini e Tettamanzi, che la storia ricorderà come autentici «Padri della Chiesa».
Vivendo in uno Stato estero, lontano dall’Italia, forse lei non è sufficientemente informato su quanto accade nello Stato d’Italia per cui potrebbe fare scelte avventate. Ho creduto pertanto mio dovere informarla succintamente per contribuire ad aiutarla a fare scelte oculate e ponderate perché un papa non può esporsi come capita, andando ad un consesso dove si fanno più affari che preghiere. In nome della decenza, della morale e dell’ufficio che lei rappresenta, noi la preghiamo di annullare la sua visita al Meeting di Rimini per motivi di opportunità e di etica. In nome della Verità
(seguono firme).

Don Paolo Farinella

venerdì 11 maggio 2012

A margine di "Per molti ma non per tutti"

Da "Il Regno", n. 5/2012


La nuova edizione del Messale romano è già in uso dallo scorso novembre nei paesi di lingua inglese, dopo una contrastata elaborazione e non poche resistenze da parte di molti vescovi  e teologi, contrari soprattutto a quelle scelte che hanno privilegiato un'aderenza formale e rigida all'originale latino, a scapito della comprensibilità e della scorrevolezza. Nel seguito propongo la conclusione di una lunga e approfondita riflessione del biblista gesuita Nicholas King, docente di greco e di Nuovo Testamento all'Università di Oxford. 


Tradurre è un compito impossibile. La nuova versione non è riuscitissima ma la possiamo comunque assolvere dall'accusa di essere un tentativo sistematico di vanificare i passi avanti per la Chiesa compiuti dallo Spirito Santo nel concilio Vaticano II.
Credo comunque che proprio per la medesima ragione per la quale la Chiesa ha scelto il greco nel primo secolo, quando proclamava il Vangelo nei grandi agglomerati urbani ellenici, e il latino nel secondo secolo, dovremmo stendere i testi liturgici in un linguaggio che possa essere tradotto facilmente in altre lingue vernacolari.
Lascio alla fantasia di ognuno immaginare quale potrebbe essere un simile linguaggio fra cento anni: ma al momento l'unica possibilità è il linguaggio internazionale dei piloti d'aereo, la forma semplificata di inglese che al giorno d'oggi è ciò che una volta era il latino, un linguaggio comprensibile quasi ovunque nel mondo. Questa non è una conclusione che pretende un pronto assenso: ma è da molto tempo che il latino non adempie più a questa funzione.


Cosa dire? Lontano da Roma si pensa e si scrive meglio.

Pietro Urciuoli

lunedì 7 maggio 2012

Noi testimoni del Concilio, come superstiti garibaldini

da Jesus n. 5 del maggio 2012

Quando ero bambino, abitavo in una piccola città del Nord. Era l'epoca del fascismo di massa e il calendario era fitto di cerimonie patriottiche. Io ci andavo volentieri. Ero un balilla della «Coorte tipo», cioè del raggruppamento degli scolari che avevano le divise più belle, il portamento più marziale e la capacità di battere per 100 metri il «passo romano», detto volgarmente «dell'oca»: le gambe alzate rigidamente, una dopo l'altra, sino a portare il piede al livello dell'anca. Quando sfilava la Coorte tipo, la folla batteva le mani con entusiasmo. Il nostro inno spiegava che «nell'Italia dei fascisti anche i bimbi son guerrieri» e che «più dolce nome del tuo non c'è, duce, duce, per me».
C'erano discorsi e fanfare, ma il momento più solenne per me era quando sul palco delle autorità veniva portato un vecchissimo garibaldino, con la camicia rossa costellata di decorazioni. In quei momenti pensavo a Garibaldi come a un Sandokan del Risorgimento, ad Anita come a una donna che avrei voluto per mamma, al piccolo tamburino sardo o alla vedetta lombarda come a dei modelli di vita. Allora ero contento di cantare un altro inno che mi assicurava che in futuro avrei avuto anch'io la mia parte di gloria: «Son rinati gli italiani. Li ha rifatti Mussolini per la guerra di domani».
Mai avrei pensato che un giorno sarei stato simile a quel garibaldino; e invece da qualche mese capita che persone gentili mi chiedano di andare a qualche riunione o assemblea in quanto testimone del Concilio. Non ho divise né decorazioni ma vedo giovani che mi guardano con la curiosità che si ha per i tipi "strani", quelli venuti da chissà dove. Altri mi ascoltano con l'interesse di chi pensa che l'argomento sia importante; ma più mi commuovono i miei coetanei: qualcuno venuto ad abbracciarmi dopo tanti anni e quelli che mi chiedono, magari senza parlare: «Coraggio: spiega come siamo stati felici, che grande avventura abbiamo vissuta, quante speranze abbiamo ancora da raccogliere». O anche: «Diglielo: abbiamo creduto che si sarebbe potuta creare una pace che fosse la festa dei poveri. Non ci siamo ancora riusciti. Bisogna riprovare». O persino: «Forse possiamo dare una mano anche noi. Non siamo troppo vecchi. Ti ricordi papa Giovanni? Non era vecchio, lui? Eppure...».

Ettore Masina