da una omelia di P. Aldo Bergamaschi del 6 aprile 1980
Il vero dramma del cristiano non è quello di non riuscire a
vincere degli avversari o a contrastare loro il passo nel dominio delle
istituzioni ma nel non riuscire ad essere discepolo di Cristo. Non è la
debolezza il suo dramma ma la mancanza di fede; non è la impotenza di fronte al
mondo ma la incapacità propria ad attuare ciò in cui egli crede; non è la
impossibilità di rendere migliori le istituzioni ma la incapacità di costruire
una Chiesa. Qualcuno mi domanda: ma in fondo, di che cosa è fatta la Pasqua?
Rispondo: di nulla, se non di orme! Una pietra rovesciata, un sepolcro vuoto,
una sindone inutile, un corpo senza carta di identità. Ecco che cos'è la
Pasqua. Nulla fuorché questo. La Pasqua è il regno della libertà che si
instaura accanto al regno della schiavitù.
Le donne cercano Gesù e hanno scelto la strada della Pasqua. Ma mentre credevano di essere sulla strada giusta si sentono ripetere: No egli non è qui. Questo è soltanto il luogo dove lo hanno messo gli uomini, illudendosi di liberarsi dal messaggio della sua salvezza, ma non è questo il suo posto, andate a dire ai discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Da questo momento Gesù si identifica con la condizione umana in assoluto. Gesù di Nazaret fisicamente inteso non esiste più e i discepoli lo riconosceranno nell'uomo lo riconosceranno nel viandante di Emmaus, oppure lo riconosceranno nell'ortolano del sepolcro, oppure nel pescatore del lago di Tiberiade. I discepoli lo riconosceranno la dove è perché in se stesso non è più visibile. Gesù di Nazaret non c'è più, e solo a questa condizione è diventato il Gesù di tutti. Si è come sciolto nell'universo per riapparire quando due o tre saranno uniti in suo nome. Andate a dire ai discepoli che egli vi precede in Galilea. Non andate a dire ai crocefissori che io li ho vinti, non utilizzate la resurrezione per convincere chi non crede, ma mostrate a chi non crede che cosa significa credere nella resurrezione.
E termino con questo pensiero. Non è necessario convincere gli uomini o mostrare agli uomini che Gesù è risorto, impresa sciocca di futile apostolato. Ripeto, non è necessario andare in giro per convincere gli uomini o per dimostrare agli uomini che Gesù è risorto, è sufficiente che chi crede nel risorto, dimostri che l'attuazione del suo messaggio non è una utopia.
Le donne cercano Gesù e hanno scelto la strada della Pasqua. Ma mentre credevano di essere sulla strada giusta si sentono ripetere: No egli non è qui. Questo è soltanto il luogo dove lo hanno messo gli uomini, illudendosi di liberarsi dal messaggio della sua salvezza, ma non è questo il suo posto, andate a dire ai discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Da questo momento Gesù si identifica con la condizione umana in assoluto. Gesù di Nazaret fisicamente inteso non esiste più e i discepoli lo riconosceranno nell'uomo lo riconosceranno nel viandante di Emmaus, oppure lo riconosceranno nell'ortolano del sepolcro, oppure nel pescatore del lago di Tiberiade. I discepoli lo riconosceranno la dove è perché in se stesso non è più visibile. Gesù di Nazaret non c'è più, e solo a questa condizione è diventato il Gesù di tutti. Si è come sciolto nell'universo per riapparire quando due o tre saranno uniti in suo nome. Andate a dire ai discepoli che egli vi precede in Galilea. Non andate a dire ai crocefissori che io li ho vinti, non utilizzate la resurrezione per convincere chi non crede, ma mostrate a chi non crede che cosa significa credere nella resurrezione.
E termino con questo pensiero. Non è necessario convincere gli uomini o mostrare agli uomini che Gesù è risorto, impresa sciocca di futile apostolato. Ripeto, non è necessario andare in giro per convincere gli uomini o per dimostrare agli uomini che Gesù è risorto, è sufficiente che chi crede nel risorto, dimostri che l'attuazione del suo messaggio non è una utopia.
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