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mercoledì 27 marzo 2013

Le donne e la celebrazione della frazione del pane

di Claude Dubois in www.comitedelajupe.fr del 24 marzo 2013 (traduzione www.finesettimana.org)


“Erano assidui all'insegnamento degli apostoli e alla comunione fraterna, alla frazione del pane e alle preghiere” (At 2,42). La frazione del pane è il memoriale della nuova Alleanza in Gesù Cristo, conclusa all'inizio della Passione di Gesù, la notte precedente il suo arresto. Paolo ne ricorda il tenore nella lettera ai Corinti. “Il Signore nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». (1 Co 11, 24-25).
La frazione del pane diventa il segno del dono della vita di Dio in Gesù Cristo, il segno della comunione celebrata dalla comunità riunita, una comunità di fratelli e sorelle. È la celebrazione centrale della comunità cristiana, perché memoriale del passaggio dalla morte alla vita, e dell'amore incondizionato di Dio per noi. Fa anche memoria dell'umile servizio compiuto da Cristo prima della Passione, il gesto inaudito della lavanda dei piedi dei discepoli!: “Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri” (Gv 13,14).
La celebrazione della frazione del pane è il memoriale di un sacrificio in cui il sacerdote e la vittima diventano una sola cosa, in cui il sacrificio è stato fatto una volta per tutte. “Allora ho detto: Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà” (Eb 10,7), quella di “riunire nell'unità tutti i figli di Dio dispersi”. Gesù Cristo è il solo mediatore e il solo sacerdote della Nuova Alleanza. Gesù non si è mai rifugiato in un “sacro” di qualsiasi tipo. Non ha “ordinato” nessuno a prendere la sua successione. Mai viene detto che gli “apostoli”, o Paolo, esercitassero una funzione sacerdotale!
È all'insieme dei suoi discepoli, coloro che lo seguono, vivono del suo insegnamento, che Gesù Cristo ha chiesto di fare fino alla fine dei tempi memoria della sua vita, donata per la salvezza del mondo. “Quando due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”, in ogni luogo in cui i discepoli, uomini e donne, pregano e fanno memoria. La celebrazione è la preghiera che sgorga dal gruppo dei discepoli riuniti. Certo occorre un po' d'ordine che alcuni anziani sono portati a garantire, ma senza l'obbligo di formule diventate “fisse” e e che non hanno riferimento al quotidiano. La celebrazione è la preghiera che si fa festa.
La Cena non ha luogo nel Tempio, ma attorno ad una tavola domestica. Si può pensare, senza grande rischio di sbagliarsi, che le donne che avevano seguito Gesù sulle strade fin dall'inizio della sua vita pubblica, quindi delle “discepole”, abbiano preparato quell'ultimo pasto e vi abbiano partecipato. Anche a loro si rivolgeva la richiesta: “Fate questo in memoria di me!” Allo stesso titolo che agli uomini, tocca anche a loro il compito di annunciare e di attualizzare – è il senso della parola “memoriale” - invocando lo Spirito Santo sul pane e sul vino, quella pienezza di vita e d'amore che Dio ci dà in Gesù Cristo e che dobbiamo tutti trasmettere.
Il memoriale della frazione del pane si inscrive nella memoria della pratica profetica e sovversiva di Gesù Cristo. Gesù è stato solo apertura e accoglienza, senza discriminazione né dominio e guida verso un divenire comunitario fraterno e insieme plurale. È all'insieme di questa comunità riunita in suo nome che Gesù Cristo ha affidato la celebrazione della frazione del pane, destinata a fecondare il mondo.

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