di Roberto Beretta in Vino nuovo del 18 marzo 2013
Ha girato l'altare verso il popolo, dunque è un progressista. No, ha citato il diavolo già due volte: perciò è un tradizionalista. Ha detto che vorrebbe una Chiesa più povera: è di sinistra. Però ha anche messo in guardia dal farla diventare un ente assistenziale: è certamente di destra! In quanti - anche qui, su queste pagine - stanno già cercando di tirare Papa Francesco per la mozzetta (che per fortuna ha rifiutato di indossare, fin dai primi minuti dopo la sua elezione).
Ed è spettacolare osservare quanto il gattopardismo clericale sia furbo e lesto nel trasformarsi a seconda del potere che vuol lusingare. Il nuovo Papa è talmente osannato che viene da chiedersi come mai non l'abbiano eletto già otto anni fa, al posto di Benedetto XVI - del quale risulta essere stato uno dei principali concorrenti: se davvero è (ed era) il più umile, il più alla mano, il più adatto al governo della Chiesa, così come tutti oggi sono pronti a giurare, perché lo Spirito Santo e i cardinali hanno atteso tanto tempo a collocarlo sul soglio di Pietro?
D'altra parte, il povero Ratzinger viene messo inverecondamente da parte. Tutto quanto aveva fatto secondo suo gusto e prospettiva, e che all'epoca era esaltato quale innovazione eccellente e originale, oggi è implicitamente rigettato nel momento stesso in cui si sorride compiaciuti alle trovate con cui il successore ne rovescia il contenuto. Sarebbe quanto mai divertente andare a notare come gli stessi fogli e magari le stesse firme che, per esempio, si diffondevano anni fa a spiegare come Benedetto XVI facesse benissimo a riesumare il camauro e le scarpette rosse, oggi senza fare una piega verghino commenti compiaciuti sul simbolismo forte della croce di ferro e il rifiuto dei paramenti del nuovo Pontefice.
Non intendo con questo fare il solito bastian contrario guastafeste: Papa Francesco mi piace molto molto molto, il suo stile al momento mi sembra assai più vicino ai miei desiderata di quello del predecessore. Sono solo nauseato dall'ipocrisia e dall'adulazione che gli monta intorno: fino a ieri, se avessimo scritto (anche qui) che volevamo una Chiesa più povera, ci saremmo tirati addosso chissà quante accuse di cattocomunismo, buonismo, pauperismo, demagogismo... Oggi lo dice il Papa ed è la cosa migliore che si poteva dire. Fino a ieri chi criticava la corruzione e le sporcherie della Curia era un anticlericale, oggi tutti sostengono che abbiamo trovato l'uomo giusto per cambiare finalmente la situazione (ma come? Non era tutto perfetto anche prima in Vaticano?!?).
Dico solo due cose. Papa Francesco avrà bisogno di un'estrema durezza per non cedere alle lusinghe di quest'adulazione mielosa, che tenderà certamente ad invischiarne l'azione in modo che "tutto cambi perché nulla cambi"; dovrà mantenere nel tempo l'anticonformismo evangelico che lo ha spinto - ieri - ad andare in metropolitana come un cittadino qualunque e - oggi - a rifiutare la lussuosa auto targata Scv1. Non sarà facile. E poi avrà bisogno anche di noi, perché nessuno può cambiare il mondo (la Chiesa) da solo; certo, il suo modello - quello della guida più indiscussa e autorevole al mondo - sarà fondamentale per indicare una nuova direzione, però poi occorre che il popolo (quello che lui ha invocato fin dal primo apparire alla finestra di piazza San Pietro) lo segua con la sua rivoluzione dal basso. Nessuno l'ha notato ancora: questo è il primo Papa che non ha partecipato al Concilio. Ma ce l'ha già fatto ricordare in molti modi.
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